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Tiziano Vecellio nacque a Pieve di Cadore da una famiglia non nobile ma di un certo prestigio sociale. Da sempre gli studiosi della sua biografia discutono della sua data di nascita, a quel tempo non esistevano registri anagrafici. Si ritiene che il grande pittore sia nato tra il 1485 e il 1490. Di certo si sa che morì a Venezia ormai anziano il 27 agosto 1576, aveva passato gli ottant’anni ed in città la peste mieteva sempre più vittime. |
Giunse a Venezia ancora molto giovane ed andò ad imparare il mestiere di pittore presso le botteghe di Gentile e di Giovani Bellini. Seppe distinguersi per le sue doti e passò in breve, tra il 1508 e il 1509, alla bottega di un altro maestro d’arte, diventando così, oltre che allievo, anche collaboratore di Giorgine, con cui realizzò il Fondaco dei Tedeschi. Lavorò intensamente durante tutta la sua lunga vita, che a volte non fu sempre facile. Fu però sempre una persona estroversa e creativa. Già nelle opere più giovanili l'artista aveva saputo rielaborare a modo suo lo stile proveniente dal centro Italia, monumentale e dinamico, con il tradizionale cromatismo Veneto.
Pala di San Marco e di Santa Maria della Salute, nel 1511 affrescò la Scuola del Santo a Padova. In questi anni accettò molti lavori da parte di nobili, i quali gli commissionarono spesso opere con soggetti profani. Nel 1533 ottenne dalla Repubblica di Venezia la nomina di pittore ufficiale a cui fece seguito una rendita vitalizia riservata solo ai migliori pittori della Serenissima. Nel primo periodo dipinse opere quali Noli Me Tangere, mezze figure femminili come la Flora. Allo stesso tempo innovò l’arte veneta di quel periodo caratterizzando le sue opere da un intenso realismo espressivo, testimoniato questo dal ritratto de l’Ariosto o dalle xilografie dell’Amor Sacro e Amor Profano e dell’Assunta.
Ma ancor prima egli iniziò a lavorare per varie corti sparse per l’Italia. Lavorò a Ferrara, Mantova, Urbino e dopo il 1540 giunse a Roma. Qui lavorò per il Papa Paolo III e la sua famiglia, vi rimase fino al 1546. Lavorò però anche per la corona degli Asburgo. Ad Urbino dipinse scene mitologiche come i Baccanali, la Venere di Urbino ed ancora Carlo V, l’Uomo del Guanto, La Bella e di nuovo un pala di tono realistico la Pala di Pesaro. Il soggiorno a Roma fu una svolta per l'artista. Egli introdusse un nuovo tipo di raffigurazione altamente drammatica ed emotiva, con opere quali Ecce Homo e Paolo III Farnese con i Nipoti Alessandro e Ottavio. Fu intensa anche la produzione di opere di tipo erotico e mitologiche con opere come Venere con Organista, Amorino e Cagnolino e Danee.
Nuovamente a Venezia, l'ormai affermato artista produsse ad opere di carattere religioso come Il Martirio di San Lorenzo ed uno dei suoi ultimi capolavori L'Annunciazione oppure ancora Tarquinio e Lucrezia e l’Incoronazione di Spine. La caratteristica innovativa di Tiziano consistette nello spingere alle estreme conseguenze la pittura nell’intenso utilizzo del colore, facendo quasi di modo che fosse il colore a prevalere sulle forme ed i soggetti tratteggiati con pennellate inquiete. A Tiziano si riconosce così la nascita di un linguaggio nuovo che influenzò artisti come Rembrant, Rubens, Velasquez ed altri, anche nelle epoche successive alla sua.
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