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L’attuale zona di lingua ladina si può
suddividere in tre grosse sub-zone corrispondenti ad altrettante
famiglie ladine, che però non sono sempre omogenee al loro interno,
esistendo altre sub-famiglie e numerose differenze tra diversi dialetti
appartenenti ad ognuna di queste tre macroregioni.
Il
romancio è parlato nell’area più occidentale della lingua ladina. E’
parlato in Svizzera nei Grigioni occidentali e centrali e in Alta e
Bassa Engadina, nonché in Val Monastero.
La Lingua Ladina parlata nelle valli
di Non e di Sole (trentino) - peraltro il noneso e il solandro non sono
unanimemente riconosciuti come dialetti ladini - nelle valli di Fassa
(trentino), Gardena e Badia (Bolzano) e in alcune frazioni di
Castelrotto (Bolzano), nei comuni di Livinallongo Del Col Di Lana, Colle
Santa Lucia e Rocca Pietore (bellunese) ladino atesino; in Cadore,
Comelico e Cortina d’Ampezzo (bellunese) ladino cadorino; in Val di
Zoldo e nell’agordino (bellunese) si parla un dialetto ladino-veneto,
che si fa via via più simile al veneto settentrionale nelle vallate più a
Sud e quello più arcaico nelle vallate più settentrionali. Il dialetto
ladino-veneto zoldano è molto interessante in quanto al suo interno
presenta caratteristiche degli idiomi ladini atesini, dell’agordino e
del Cadore.
Il friulano.
È
il gruppo ladino più orientale ed ha delle caratteristiche proprie non
riscontrabili nelle altre parlate. È comunque assodato che il friulano,
conservato anche in zone di pianura, appartiene alla Lingua Ladina.
In
Veneto il ladino si parla esclusivamente nella parte alta della
provincia di Belluno: si tratta del territorio ladino ex-asburgico
(Livinallongo Del Col Di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo),
agordino, zoldano, Cadore e Comelico; a parte alcuni comuni in provincia
di Venezia ove si parla il friulano (comprensorio di Portogruaro,
comuni di: Concordia Sagittaria, San Michele al Tagliamento, Teglio
Veneto, Fossalta di Portogruaro, Gruaro, Cinto Caomaggiore,
Pramaggiore).
l’Ampezzano,
parlato nel comune di Cortina d’Ampezzo (lad. Anpezo), particolarmente
conservativo (ad esempio non ha subito l’introduzione delle interdentali
come nel resto del Cadore), a causa del più lungo periodo di dominio
austriaco, che non ha permesso una forte influenza veneta. Comunque il
ladino ha inaspettati fenomeni arcaici dove il dialetto è stato più
modificato e altrettanto inaspettati fenomeni innovativi dove è più
arcaico, ad esempio a Cortina si usa la parola meno conservativa caal
(cavallo), invece della più conservativa ciaval usata nel resto del
Cadore.
L’Oltrechiusano,
parlato nei comuni di San Vito di Cadore (lad. San Vido), Borca di
Cadore (lad. Borcia), Vodo di Cadore (lad. Guodo) e Cibiana di Cadore
(lad. Zubiana), anch’esso molto conservativo, anche se leggermente meno
dell’Ampezzano, soprattutto nei comuni di Cibiana e San Vito e nel paese
di Vinigo (lad. Vinego) nel comune di Vodo.
Il cadorino centrale, parlato nei comuni
di Valle di Cadore (lad. Val), Pieve di Cadore (lad. Piee), Perarolo di
Cadore (lad. Perarol/Peraruò), Calalzo di Cadore (lad. Cialauz) e
Domegge di Cadore (lad. Domeie/Domiege). Il cadorino centrale non è
omogeneo in tutta la sua area. Per la precisione il comune di Valle ha
perso gran parte della sua latinità, maggiormente mantenuta nel paese di
Venas (lad. Venas). Ancor meno ladino si presenta il paese di Perarolo e
quello di Pieve, anche se in quest’ultimo non si riscontra la stessa
situazione in tutto il territorio comunale. Infatti se nelle parlate dei
paesi di Pieve, Sottocastello (lad. Sotecastel) e Tai (lad. Tai/Tei) il
ladino è quasi irriconoscibile, è già più evidente nel paese di Nebbiù
(lad. Nebiù/Nobiù), per diventare evidentissimo nel paese di Pozzale
(lad. Pozale). In particolar modo il paese di Pozzale è quello con la
parlata più arcaica di tutto il Cadore centrale, fenomeno stranissimo
considerando che si trova solo due chilometri sopra all’abitato di
Pieve, dove le tracce di ladino sono minime. La parlata pozzalina
presenta tratti oltrechiusani ed arcaici (es. le parole daos (dietro) o
pistorte (patate), simile alla parola pestorte usata a Cortina). La
parlata ridiventa decisamente ladina nell’intero comune di Calalzo
(ancor più conservata nel paese di Rizzios (lad. Rezuos) e ancor di più
nell’intero territorio comunale di Domegge.
Il
cadorino orientale è una serie di dialetti anche con tratti diversi tra
di loro, ma con caratteristiche simili (es. il finale dei participi
passati in ou e iu: zerciòu (assaggiato), dormìu (dormito). È parlato
nei comuni di Lozzo di Cadore (lad. Loze), Vigo di Cadore (lad. Vigo),
Lorenzago di Cadore (lad. Lorenzago) e Auronzo di Cadore (lad.
Auronzo/Auronze). E’ un dialetto decisamente più conservativo del
centrale, e con alcune caratteristiche differenti, tipo il participio
passato di cui sopra. Strano il salto linguistico tra Domegge e Lozzo
che distano tra loro pochi chilometri. Tra questi dialetti particolare è
proprio il lozzese per alcune soluzioni linguistiche solamente sue (es.
denogio (ginocchio) invece di denocio/denoio/denuoio, o vuou/uovo
invece di uóvo/goo). Particolarmente conservativi i dialetti di Laggio
(lad. Laio) nel comune di Vigo e di Auronzo. In quest’ultimo si
riscontrano parole molto arcaiche assenti nelle altre parlate cadorine
orientali (es. sartio (sole), come in Comelico).
È il più conservativo della Lingua
Ladina, per molti anche più dello stesso Ampezzano. Si potrebbe anche
confonderlo con un dialetto non cadorino, avendo tratti tutti suoi e a
volte simili al friulano. In realtà i linguisti lo fanno appartenere ai
dialetti cadorini, anche se all’interno del gruppo riveste un ruolo
tutto suo. È parlato in tutti i comuni del Comelico (lad.
Comelgo/Comelgu), eccetto Sappada, di cui si dirà più avanti. Il
dialetto del Comelico si può suddividere in due sezioni: 1) Comelico
orientale (paesi di Costalissoio (lad. Costliseign), Campolongo (lad.
Cianplongo), San Pietro (lad. San Piero), Mare (lad. Mar), Presenzio
(lad. Parnei) e Costalta (lad. Costata); 2) Comelico occidentale (paesi
di Candide (lad. Candide), Casamazzagno (lad. S-ciamazeign), Dosoledo
(lad. Dudlè), San Nicolò (lad. San Colò), Cosat (lad. Costa), Parola
(lad. Padla), Danta (lad. Danta), Santo Stefano (lad. Sa Stefi),
Campitello (lad. Cianpdel), Casata (lad. Ciasada).
Il
paese di Ospitale di Cadore (lad. Ospedal), che è il più a Sud di tutto
il Cadore, si può considerare più appartenente al gruppo dei dialetti
veneti settentrionali che a quello ladino. Il paese di Zoppè di Cadore
(lad. Zopè) appartenente storicamente al Cadore, ma gravitante nella
valle di Zoldo, ha un dialetto ladino-veneto zoldano. Il comune di Selva
di Cadore (lad. Selva) appartenente storicamente al Cadore, ma in Val
Fiorentina, in agordino, ha un dialetto ladino-veneto agordino
settentrionale tendente al ladino, in quanto i tratti veneti sono tutto
sommato pochi. Ha al suo interno caratteristiche dei vicini dialetti
ladino-atesini di Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana e
Rocca Pietore ed arcaismi cadorini (es. alolo (subito), presente nelle
parlate ampezzana e del Comelico). Infine il comune di Sappada (dial.
ted. Plodn) è un’isola germanofona, con un dialetto arcaico bavarese,
molto simile al dialetto dell’isola germanofona friulana di Sauris
(dial. ted. Zahre), non si tratta quindi di Lingua Ladina.
Le rivendicazioni storiche-politiche-etniche nell’area dolomitica sono presenti solo nelle aree dei cosiddetti ladini storici o ex-asburgici, divisi nelle tre province di Bolzano (Val Gardena e Val Badia e alcune frazioni del comune di Castelrotto) e Belluno (comuni di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo). Al di là del fatto che questi territori, al di fuori del lungo dominio asburgico, hanno poche caratteristiche culturali e anche linguistiche (sono tutte zone ladino-atesine, eccetto Cortina d’Ampezzo, che è ladino-cadorina, ma è escluso il comune di Rocca Pietore, che appartiene al gruppo ladino-atesino) in comune, sono le uniche ad avanzare rivendicazioni storiche-politiche-etniche. Le altre zone di Lingua Ladina si definiscono tali in un solo ambito linguistico-culturale. Tutti i comuni ladini sono tutelati dalla legge nazionale 482/99, che ha dato finalmente voce a molte zone ladine (per esempio il Cadore, l’agordino e lo zoldano in provincia di Belluno), finora non tutelate dal punto di vista culturale-linguistico.
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