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Ladino (ladin) è il nome con cui spesso il territorio dolomitico viene identificato e la gente ladina come la popolazione delle Dolomiti. Questa visione della terra dei monti pallidi, per certi versi, è errata. Infatti, pur essendo vero che i ladini sono il popolo delle dolomiti per antonomasia e che ne abitano gran parte del territorio, è vero che, da un lato il ladino non è considerato da tutti i linguisti una vera e propria lingua e i ladini un vero e proprio popolo, dall’altra è constatato che esistono territori dolomitici non ladini e popolazioni di lingua ladina al di fuori delle dolomiti.
Riguardo la prima puntualizzazione bisogna innanzitutto precisare che non esiste una lingua ladina unitaria, il tentativo della creazione di una lingua ladina standard - progetto SPELL - è pur sempre un progetto artificiale e che coinvolge comunque i soli territori ladini storici o ex-asburgici. Esiste, invece, una serie di dialetti ladini, anche molto differenti tra di loro, tanto che parlanti di diverse vallate potrebbero non comprendersi. Inoltre è oramai assodato presso i linguisti il fatto che i dialetti ladini sono in realtà dei dialetti italiani settentrionali molto arcaici, che un tempo erano presenti in un areale molto più vasto ed ora sono relegati in alcune zone più isolate o più conservative da un punto di vista delle tradizioni e della parlata. Si può quindi parlare di questa lingua solo in quanto insieme di dialetti con caratteristiche arcaiche, che in maniera così massiccia e non limitata ad una sola caratteristica, non sono presenti in altre parlate di altre zone dell’arco alpino o dell’Italia settentrionale. In sostanza si tratta di una lingua nata in epoca moderna non come idioma con uno sviluppo dal latino indipendente rispetto ai dialetti limitrofi e tanto meno, come alcuni sostengono, come amalgama di idiomi latini e reti. È solamente un insieme di dialetti con tratti antichi e dove non esistono caratteristiche del tutto estranee ad altri idiomi o parole con un’origine esclusivamente ladina.
In merito al fatto che esistono aree dolomitiche non ladine è evidente a chi conosca sufficientemente bene il territorio e la cultura dolomitica. Ad esempio sono numerose le vallate tedesche nelle dolomiti altoatesine, oppure la Valbelluna, l’Alpago e il feltrino sono zone pedemontane, con però al loro interno cime dolomitiche, in cui si parlano dialetti veneti settentrionali. Allo stesso modo esistono zone di lingua ladina al di fuori dell’area dolomitica. Si pensi a tal proposito al romancio in Svizzera e al friulano, parlato anche in zone di pianura.
Anticamente il territorio ladino era molto più vasta dell’attuale. Era parte di questa cultura gran parte dell’arco alpino e molte zone pedemontane e anche di pianura dell’Italia settentrionale. Il fenomeno di erosione è avvenuto, e sta tuttora avvenendo, gradualmente nel tempo. Così in molte zone si sono perse caratteristiche linguistiche ladine (arcaiche) a vantaggio di innovazioni linguistiche e, allo stesso modo, le popolazioni hanno optato per un sempre più massiccio utilizzo di idiomi considerati più prestigiosi: dialetti tedeschi o italiani settentrionali a seconda delle zone di influenza linguistica e culturale. Sul fatto che l’areale in cui si parlava questa lingua era un tempo molto più vasto dell’attuale - e questa tesi ormai riconosciuta rende obsolete altre teorie che vorrebbero i ladini una popolazione limitata alle vallate del Sella - basti pensare che l’alta Val Venosta era ladina fino ai primi anni del secolo XIX e a Trieste città era parlato, da una parte della popolazione, un dialetto ladino (Tergestino), simile al friulano sempre fino al secolo XIX. Numerosi sono inoltre gli esempi toponomastici, sia in aree di dialetto veneto settentrionale (Valbelluna e feltrino), che nell’Alto Adige germanofono.
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