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Il Carnevale Val di Fassa è uno dei più importanti e meglio conservati Carnevali Dolomitici. Il Carnevale Val di Fassa è caratterizzato da maschere dai colori sgargianti che trasmettono un forte senso d’allegria. Tra i carnevali ladini trova maggiori similitudini nel carnevale di Comelico Superiore. Il carnevale della Val di Fassa coinvolge gli abitanti di due piccoli villaggi della parte alta della valle: Alba (lad. Delba) e Penia, entrambe frazioni del comune di Canazei.
Le maschere/faceres della tradizione carnevalesca fassana sono: il Laché, il Bufon e i Marascons, che sono le maschere guida, attorniate da molte altre maschere (faceres da bel e faceres da burt), che, un po’ come accade nell’alta Val Comelico, rappresentano gli aspetti positivi e negativi della vita, la felicità e le difficoltà, la bellezza e la bruttezza, la gioventù e la vecchiaia. Tutte le macheres/faceres sono fatte a mano da artisti locali, in legno, normalmente cirmolo e dipinte ad olio. Il carnevale fassano non è caratterizzato solo dalle maschere, ma anche dalle mascheredes, piccoli spettacoli teatrali burleschi e comici.
Oltre al Carnevale Val di Fassa, vi sono negli altri paesi della vallata altre maschere tipiche: a Moena gli Arlechins e i Lonc, a Campitello di Fassa, Vigo di Fassa, Soraga e Pozza di Fassa l’Om dal Bosch e il Coscrit te Ceston.
Le maschere più importanti (il Bufon e il Laché) sono così caratterizzate:
Bufon: grande naso e cappello conico adornato da nastri. Avvicina le ragazze più belle e le imbarazza con vari aneddoti e smaschera vizi e virtù del paese e dei suoi abitanti. Laché: maschera dai colori sgargianti, attira su di sé l’attenzione ed apre il corteo.
Questa festa carnevalesca della Valle del Biois si era quasi persa negli anni, salvo poi essere fortunatamente riscoperta e rivalorizzata in anni recenti. Il corteo della Zinghenesta è particolarmente interessante perché accomuna maschere e tratti tipici di altri carnevali dell’area dolomitica (il Paiazo, i Laché e i Matiei che aprono il corteo), con altre figure sconosciute nell’area dolomitica (la Zinghenesta e i Giandarmi). Il corteo è aperto dal Paiazo, maschera variopinta e dal carattere burlone, seguito da tre Laché e da tre Matiei. La Zinghenesta è la più importante figura della sfilata. È la più bella ragazza del paese con indosso un costume con numerosi fazzoletti colorati donati dai corteggiatori. La ragazza è accompagnata da alcuni Matiei e da due Puster che benedicono la gente con l’aspersorio e da una ventina di Sasin armati. La coda del corteo vede i Giandarmi, parodia dei gendarmi austriaci. Il corteo poi dà vita ad una sorta di spettacolo teatrale dove la Zinghenesta viene corteggiata da alcuni uomini, i Sasin, approfittando del trambusto infastidiscono gli spettatori ed infine arrivano i Giandarmi che inseguono i Sasin. A sorpresa il tutto viene concluso dall’arrivo di maschere vestite da spazzacamini che sporcano di fuliggine le ragazze.
Dopo un Carnevale Val di Fassa noto, un carnevale praticamente sconosciuto, ma che si è conservato fino ai giorni nostri è quello di Lozzo di Cadore. La maschera principale è lo Smotazin, conosciuto anche come Volto de Apo, dal nome del suo inventore, maschera lignea dall’aspetto pauroso e con la lingua ciondoloni fuori dalla bocca. Il giovedì grasso e l’ultimo giorno di carnevale lo Smotazin salta e balla sporcando gli spettatori con la mota (fanghiglia). Lo Smotazin è guidato e frenato a briglia da un cavaliere bardato di tutto punto.