Il caffè in Italia, come bevanda aromatica estratta dai chicchi tostati, si diffonde da prima in Europa alla fine del ‘700. Ma ancora per tutto l’800 resta o una bevanda medicinale o appannaggio delle classi borghesi più abbienti. Il popolo a seconda delle regioni utilizza altre bevande calde, specialmente nel pasto del mattino. La gran parte dei contadini italiani utilizza ancora agli inizi del’900 bevande estratte da miscugli di cereali tostati e cicoria, a seconda della disponibilità locale.
In un testo della prima metà dell’800, “Gli Italiani” di tal Giuseppe Baretti si legge “La generalità de’ nostri contadini e del basso popolo, fa colezione con della polenta, sulla quale, quando è ben calda, sparge del butirro fresco e qualche fetta di cacio”.
Il fronte del Piave, nella prima guerra mondiale, diventa per molti aspetti uno dei momenti di confronto e di scambio fra culture alimentari profondamente diverse, che trovano in quella promiscuità costretta, un momento di aggregazione e di evoluzione dei propri costumi.
La colazione dei soldati al fronte si trova a essere un mix delle abitudini varie delle regioni di origine gestita a seconda delle derrate disponibili dallo stato maggiore. Si legge in una circolare normativa del novembre del 1916: “si stabilisce che mangino fichi secchi o castagne (dai 120 ai 150 grammi), quindi mandorle, noci, nocciole o formaggio (40 grammi), olive, sardine o aringhe (30 grammi) e due etti di mele fresche”.
Vari saranno i cambi di quantità e qualità dei menù sottoposti ai soldati e saranno anche oggetto di polemiche e critiche sull’operato dei comandanti Cadorna prima e Diaz poi.
Sta di fatto che il Piave e l’ambiente dolomitico, daranno un involontario contributo alla creazione di una delle abitudini italiane che troveranno grossa diffusione in tutto il resto del secolo fino ai giorni nostri: la tazzina di caffè mattutina.
Pare infatti che nelle innovazioni introdotte da Diaz nella gestione delle truppe dopo la disfatta di Caporetto, ci sia quella di sfruttare le caratteristiche eccitanti della caffeina per tenere i soldati ben svegli.
La circolare del novembre 1917 prevede infatti che al mattino vengano distribuiti otto grammi di caffè e dieci di zucchero. La stessa dose verrà successivamente aumentata fino a venti grammi abituando gli uomini che, una volta tornati a casa, continueranno e contribuiranno alla diffusione di questa abitudine al consumo di caffè in Italia, che così da uso esclusivo delle classi abbienti diventerà di uso popolare.